Montag, 10. Juni 2013

Cartesio


Renato Descartes (latinamente Cartesio) nacque a La Haye (nella Touraine), da nobile famiglia, nel 1596.
Fu educato in una delle migliori scuole del tempo, il Collegio di La Fleche, tenuto dai gesuiti; ma, fatta eccezione per le materie matematiche, ne uscì con una profonda inclinazione verso lo scetticismo.
Sfiduciato e scontento, si prpose di non cercar più altra scienza fuori di quella che si può trovare “dentro di noi stessie nel gran libro del mondo”, e, perciò, si arruolò volontario in diversi eserciti durante la guera dei Trent’anni.
Nell’inverno del 1619, all’età di 24 anni, mentre stava in riposo nei quartieri d’inverno dell’esercito imperiale in Baviera, ebbe come “in un mistico rapimento” l’intuizione del metodo; ne fece immediata applicazione alle matematiche, e, sentendosi ancora impari a un’impresa tanto grande, decise di estenderne più tardi l’applicazione ad ogni scienza i genere e al sapere filosofico in ispecie.
Intanto, munito di una “morale provvisoria”, intraprese una serie di viaggi per l’Europa (fu anche in Italia per sciogliere un voto al santuario di Loreto); e al ritorno, dopo aver partecipato all’assedio della fortezza ugonotta di La Rochelle, decise di consacrarsi tutto agli studi.
Nel 1629, a 33 anni, si ritirò in Olanda, dove, lontano dalle distrazioni della società aristocratica francese e dalla sorveglianza del Sant’Uffizio (l’Olanda era terra protestante), poteva più liberamente attendere al proprio pensiero: qui rimase per circa vent’anni attendendo alla compilazione delle sue opere.
Nel 1649 si recò a Stoccolma, cedendo agli insistenti inviti della regina Cristina di Svezia, desiderosa di ricevere da lui lezioni di filosofia; ma i rigori del clima gli riuscirono fatali.
Colto da bronchite, un pò per non aver fiducia nella scienza medica del tempo, un pò perchè il medico di corte era tedesco, volle curarsi da se, e nel 1650 morì.
La sua salma fu qualche anno più tardi trasportata a Parigi.

Donnerstag, 6. Dezember 2012

L'identità

Erik H. Erikson
La parola „identità“ deriva dal latino „idem“, che vuol dire „uguale“ o „lo stesso“.
L’identità rende un’entità, cioé l’esistente, definibile e riconoscibile.
Il termine definisce analogo la caratteristica di una persona e al livello psicologico e sociologico gli attributi fondamentali di individui o gruppi.
Secondo Erik Erikson, un psicologo tedesco-americano degli anni ´90, l’identità è la crescita della personalità che un individuo acquisisce dopo l’adolescenza. È praticamente il sentimento di essere se stessi, la sapienza di essere inconfondibili.
Secondo il sociologo americano Erving Goffman invece, l’identità è un risultato di tutte le esperienze fatte durante la vita.

Nel dibattito attorno all’identità personale ci si pone la domanda, in che cosa consiste la nostra identità. Questa è una domanda difficile, perchè la questione è dove fissiamo la nostra identità? Nella nostra mente, nella nostra coscenza o a qualcosa di sociale?
L’identità personale è la somma delle rappresentanze e credenze di una persona che si definisce un’individuo incomparabile e unico. Lucas Derks stabilsce sei tipi d’identità personali:
1)    sinonimo, per esempio: „Io sono io“
2)    attraverso il nome proprio: „Io sono Alberto Rossi“
3)    attreverso una metafora: „Sono un’elefante“
4)    attraverso una qualità personale: „Io sono sportiva“
5)    attraverso una categoria sociale: „Sono un insegnante“
6)    attraverso una qualità in una categoria sociale: „Sono un buon insegnante“

L’identità individuale è l’interpretazione come individuo atonomo, è soggettivo, un processo nel quale l’individuo cerca un collegamento tra mondo interno ed esterno. L’identità sociale invece, è la somma di tutti gli attributi che un individuo dimostra in un gruppo o anche da solo.